I villeggianti di Valeria Bruni Tedeschi: la recensione

Ritratto familiare nevrotico e altezzoso

Fuori concorso a Venezia 75, I villeggianti è l’ultima fatica cinematografica di Valeria Bruni Tedeschi. Una pellicola in cui è (nuovamente) forte il ricordo del fratello Virginio morto per Aids, ma che in realtà si concentra sulla disperazione (di coppia, personale, familiare) di un gruppo di solitudini in cerca di una salvezza che difficilmente coglieranno.

Anna raggiunge la famiglia presso la villa delle vacanze in Costa Azzurra. Qui dovrà affrontare l’improvvisa conclusione del suo matrimonio e la preparazione del suo prossimo film.

Pellicola che prende spunto dalla famiglia della regista italo-francese (la villa sulla Costa Azzurra, la metacinematografica idea di mettere in scena la stesura di un film all’interno dello stesso, il ricordo del fratello morto di Aids, l’eccentricità borghese), I villeggianti è un prodotto difficilmente apprezzabile. Accompagnato dalla recitazione (stavolta) sopra le righe di Valeria Bruni Tedeschi (nevrotica ed esasperante), il film si rivela altezzoso e spocchioso e pone una seria distanza tra il suo svolgimento e il pubblico seduto in sala.

Ad eccezione fatta per la punteggiatura dolorosa dedicata al fratello defunto (appare e scompare come un fantasma premonitore e latore di consigli), I villeggianti disegna un quadro familiare disperato, in cui si percepisce poca umanità e tanta insoddisfazione. Difatti il prodotto della Bruni Tedeschi si rivela un accorato appello nei confronti di una vita che non dona salvezza, ma solamente risate di facciata ed eccentrica superficialità. E il difetto maggiore del film è che non affronta una critica sociale, ma si limita a rappresentare una borghesia priva d’interesse per la “plebe”, che si consola con qualche bicchier di vino, sesso in incognito e sparuti pettegolezzi.

I villeggianti è un film insoddisfacente, contraddistinto da una solerte nevrosi che accoglie ogni dialogo e ogni rapporto interpersonale, sfociando (spesso e volentieri) in situazioni grottesche e paradossali, come ad esempio la passione ormai sopita tra il personaggio interpretato da Scamarcio e quello impersonato dalla Bruni Tedeschi.

La regista dipinge la sua famiglia, mentre il ricordo del fratello è vivido e interferisce con l’andamento di una vacanza all’insegna dell’ozio e della superficialità. Il risultato è un prodotto scostante e narrativamente debole, che “brucia” di dolore e che non trova il giusto equilibrio per farsi apprezzare dal pubblico seduto in sala.

Uscita al cinema: 7 marzo 2019

Voto: *1/2

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