L’esorcismo di Hannah Grace di Diderik Van Rooijen: la recensione

Che noia l’horror in obitorio

Ennesimo tassello del genere horror dedicato a vari esorcismi, L’esorcismo di Hannah Grace è banale e letargico. Un film in cui l’inquietudine e il terrore vengono declinati malamente attraverso qualche trucco sonoro e una sequela di dimenticabili vittime sacrificabili.

Diretto da Diederik Van Roojien, L’esorcismo di Hannah Grace è un prodotto che si assapora in un solo boccone; nonostante ciò non soddisfa e lascia lo spettatore decisamente inerme. Dopotutto ci si ritrova di fronte a un film dalla cornice deludente, contrappuntato da una vicenda altrettanto priva di mordente. Come protagonista una ex-detective con problemi di alcool e abuso di pillole, che si re-inventa nel turno notturno dell’obitorio di un grande ospedale di Boston; un lavoro che le permette d’isolarsi per non ricadere nelle vecchie abitudini. Fino a quando non giunge la salma di Hannah Grace, una giovane ragazza parzialmente carbonizzata e mutilata.

Un horror che scava nella fragile psicologia della protagonista e che le consegna una possibilità di redenzione, per reagire e salvare la sua pelle e quella degli altri. Il suo antagonista è il male assoluto pronto a uccidere per rigenerarsi e che cerca in tutti i modi di farla scivolare verso la pazzia.

Il regista si rifà (vagamente) ad Autopsy, eppure il film in oggetto non è paragonabile alla perspicace e attenta “vivisezione” di una minaccia dormiente. Difatti il terrore non viene dipinto con adeguata brillantezza, mentre la vicenda è un accatastamento di banalità e stereotipi di genere. Tintinnii improvvisi, rumori nel buio e apparizioni improvvise si fanno largo in un film decisamente poco interessante e coinvolgente.

Uscita al cinema: 31 gennaio 2019

Voto: *

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