Nome di donna di Marco Tullio Giordana: la recensione

La forza di cambiare

Marco Tullio Giordana racconta nell’Italia di oggi la presa di posizione di una donna, in un universo lavorativo che la discrimina e la costringe a piegarsi a11 delle convenzioni non più accettabili. Un dramma dal sapore attuale che, grazie anche all’interpretazione misurata di Cristiana Capotondi, pone lo spettatore in uno stato di allerta sociale e morale.

Nina si traferisce in Brianza con la figlia. Volenterosa nel trovare un lavoro, viene assunta in una casa di riposo, ma il suo datore di lavoro le fa delle avance e abusa del suo potere. Nina vorrebbe denunciare, tuttavia si trova di fronte al muro d’omertà eretto dalle colleghe.

“Quando si organizzava il raccolto nei frutteti c’era una figura professionale: il collocatore. Aveva un quaderno con i nomi di tutte le donne del paese che volevano partecipare alla raccolta. Il collocatore formava le squadre e le mandava nei campi. Per essere in cima alla lista o aver garantita l’intera stagione, toccava andarci a letto e lo sapevano tutti, anche i mariti, e le madri istruivano le figlie di generazione in generazione. Sono passati sessant’anni tutto è cambiato, ma noi siamo sempre sul quaderno di qualcuno”.

Questo aneddoto, raccontato dalla rappresentante legale del sindacato a Nina, è forse la perfetta sintesi di un film comeNome di donna, un dramma (che si trasforma progressivamente in legal drama) che narra di una presa di posizione, di una situazione (quella femminile) non più sopportabile, laddove anche la soglia di tolleranza della donna (che, il più delle volte, accetta e non si ritrae per paura di ripercussioni) è posta sotto la lente d’ingrandimento del regista.

Pellicola necessaria e attuale (tratta da una storia vera, da numerose storie vere), Nome di donna mette in evidenza l’ennesimo personaggio che, nella filmografia di Tullio Giordana, non accetta lo status quo e cerca di cambiarlo in meglio. Un film che si prefissa l’obiettivo di condannare, di puntare il dito nei confronti di una società maschilista che, in contesti preoccupanti, fa valere la sua forza prevaricatrice che può tramutarsi in violenza e limitanti ripercussioni.

Tullio Giordana racconta un fatto grave e sottolinea con decisione il contesto amorale e malato in cui si consuma; tuttavia Nome di donna finisce per essere anche sottile, allarga lo sguardo e fa valere le sue argomentazioni (in chiusura tutto è estremamente più chiaro). Il regista professa uguaglianza di trattamento, solidarietà e adesione, ma sente che la strada è ancora lunga e piena d’ostacoli. Come quella che Nina ha dovuto percorrere a perdifiato, senza voltarsi, per poter raggiungere il suo obiettivo.

Nome di donna è un film lineare e necessario. Un prodotto che fa riflettere e che invita alla discussione, laddove sia necessario fermarsi e interrogarsi sull’amoralità che, nonostante tutto, imperversa (forse) inconsapevolmente.

Uscita al cinema: 8 marzo 2018

Voto: ***1/2

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