Un milione di modi per morire nel West di Seth MacFarlane: la recensione

50054MacFarlane ricorda Mel Brooks, ma non esageriamo

Opera seconda dietro alla macchina da presa per Seth MacFarlane, Un milione di modi per morire nel West appare come un prodotto meno accattivante e brillante rispetto a Ted, ma, nonostante tutto, anche in questo film si trovano interessanti spunti di riflessione e si scomodano illustri paragoni.

Dopo che Albert rimedia una figuraccia in un duello con la pistola davanti a tutta la città, la sua ragazza lo lascia e lo costringe a tornare a occuparsi del suo gregge di pecore. Un giorno Albert incontra Anna con cui nasce immediatamente un feeling, ma Anna è la fidanzata di un pericolosissimo bandito.

Obbligatorio è il confronto con il precedente prodotto di MacFarlane. Non perché i due film si assomiglino oppure perché siano uno il prolungamento dell’altro, ma per analizzare la crescita (o la decrescita) artistica del regista del Connecticut. Difatti se Ted appariva come un film che recuperava in carne e ossa l’irriverenza della sit-com animata I Griffin, diversamente Un milione di modi per morire nel West mette in mostra un universo meno conosciuto e riconoscibile dal pubblico italiano. Nonostante ciò c’è sicuramente qualcosa che dal punto di vista cinematografico è universalmente riconosciuto come deficitario: la costruzione di una vicenda semplicistica e progressivamente deludente. Di conseguenza partendo da questo presupposto si può già catalogare il nuovo film di MacFarlane come un prodotto al di sotto delle aspettative, seppur la cifra stilistica del regista sia sempre la medesima, non lesinando in volgarità e demenzialità.

Ciò che si va ad analizzare all’interno di Un milione di modi per morire nel West allora è quell’approccio parodistico nei confronti del genere e dell’affinata conoscenza del western da parte di MacFarlane. Difatti, utilizzando una partitura musicale adatta e un contesto credibile, Seth dimostra di avere un’adeguata cultura cinematografica, che gli permette di ridere, scherzare e mettere alla berlina numerosi luoghi comuni (le insensate risse da bar, l’annuale fiera e l’apparizione degli indiani, solo per citarne alcuni), stereotipi che si prestano a un approccio parodistico. E sotto questi punti di vista si possono smuovere paragoni eccellenti, confronti con un regista che ha costruito un’intera carriera sulla parodia, intelligente o demenziale. Difatti è Mel Brooks colui che nel modo migliore incarnava questo spirito irriverente (decisamente con più grazia e gag azzeccate), colui dal quale MacFarlane ha imparato a rendere credibile e accettabile il contesto che ruota intorno alla vicenda.

Tuttavia per il resto Un milione di modi per morire nel West non è decisamente un prodotto da ricordare o da recuperare, a causa del suo debole trascinamento in direzione di uno sviluppo poco accattivante. Un film che, eccedendo in volgarità, fa dimenticare troppo presto tutti i pregi evidenziati durante le (eccessive) due ore di durata.

Uscita al cinema: 16 ottobre 2014

Voto: **1/2

Un pensiero su “Un milione di modi per morire nel West di Seth MacFarlane: la recensione

  1. Non ho avuto l’occasione di vederlo, ma appena arriverà in On Demand non me lo perderò!
    So già che non mi piacerà, ma sono molto curioso.

    Andrea

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.