Tolkien di Dome Karukoski: la recensione

⭐⭐

Classificazione: 2 su 5.

Oltre la trincea

Biopic inefficace sul celebre scrittore britannico, Tolkien ripercorre la sua esistenza tormentata (dalla perdita della madre alla Prima Guerra Mondiale, dal ristretto circolo di amici artisti al difficile congiungimento con l’amata Edith) per giungere infine alla stesura de Lo Hobbit. Un prodotto contraddistinto da un pesante incedere e da una narrazione che non riesce mai a conquistare il cuore dello spettatore.

Diretto da Dome Karukoski, Tolkien è un biopic che esibisce un eccessivo manierismo, laddove la formazione dello scrittore è alla base della ricerca registica. Tuttavia il film si dimentica di appassionare e coinvolgere lo spettatore, finendo per identificarsi in un esercizio cinematografico estremamente didattico. Eppure la storia c’è e qualche riferimento alla letteratura dell’autore britannico esiste e viene mostrata con puntualità (la terra desolata della trincea ricorda Mordor, il soldato che gli sta sempre vicino è un surrogato di Sam, il lanciafiamme richiama alla mente Smaug, mentre il circolo ristretto un accenno di Compagnia), ma non sembra sufficiente.

Tolkien è la conquista di un posto nel mondo da parte di un uomo cresciuto povero, successivamente affidato a una famiglia altolocata ma sotto la rigida tutela legale di un prete, che pone allo scrittore degli obiettivi ben precisi. Oltre a ciò c’è l’amicizia con un gruppo di borghesi (falsamente) ribelli, che infondono al suo sguardo un profondo senso d’inadeguatezza (nonostante l’intelligenza acuta), e l’amore per Edith, ricambiato ma difficile.

Insomma un prodotto classico che non riesce a smuovere emozioni o empatia sufficienti per dimostrarsi materiale interessante e di spessore. Tolkien è un’occasione persa perché non riesce a trovare un preciso equilibrio tra i flashback, il presente e gli avvenimenti di trincea, mentre l’intera esperienza letteraria viene ridotta in un paio di righe a fine pellicola.

Uscita al cinema: 12 settembre 2019