10 giorni senza mamma di Alessandro Genovesi: la recensione

Una commedia che, nonostante tutto, sa farsi voler bene

Diretto da Alessandro Genovesi, 10 giorni senza mamma rischia sempre di sfociare nella parodia, seppur trovi in De Luigi l’ideale interprete per reggere l’assurdo e catastrofico susseguirsi di vicende. Un film che esibisce con sincerità il piacere di riscoprirsi genitore, rendendo necessario un personale esame di coscienza.

Carlo lavora da quindici anni nella medesima azienda, tuttavia ciò che sembra stabile comincia a sgretolarsi perché giunge in ufficio un giovane ambizioso desideroso di sottrargli il posto. Nel mentre la consorte comunica a Carlo che ha intenzione di raggiunge la sorella a Cuba,  lasciandogli l’intera organizzazione della famiglia.

Tragicommedia che sente il bisogno di far ridere a tutti i costi, 10 giorni senza mamma è un prodotto che fila liscio fino alla conclusione. Da una parte un padre che ha trascurato i figli preferendo a loro il successo lavorativo e che non comprende fino in fondo l’importanza del ruolo della moglie (madre full time), mentre dall’altra parte la frustrazione di una donna che si sente “solo” madre e non una donna realizzata. Genovesi pesa la tematica attuale del difficile connubio lavoro/famiglia e costruisce un film catastrofico, in cui il padre incontra le difficoltà di essere un genitore a completa disposizione dei figli, che non fanno mancare il loro disappunto.

Alternando nostalgia e grotteschi risvolti, 10 giorni senza mamma scansa la riflessione e cerca d’ingraziarsi il pubblico puntando esclusivamente sulle risate. De Luigi è un istrione maturo che sguazza nella commedia agrodolce familiare, ma non basta il ribaltamento (scontato) a fine pellicola per suscitare una convincente morale.

Di conseguenza sono le carenze di approfondimento a non permettere al prodotto di Genovesi di spiccare il volo. Difatti un’analisi sociale sulla difficoltà dell’essere genitori oggi (è il lavoro a sorreggere la famiglia economicamente, ma è l’affetto il collante necessario) si poteva fare largamente spazio tra un disastro (annunciato) e l’altro. Ed è così che il ruolo di “madre” assume quell’intercambiabilità che può funzionare solamente se supportata dalla voglia, dalla magia di riscoprirsi genitori e dalla capacità di emozionarsi ancora di fronte a una nuova parola detta da un bambino.

Uscita al cinema: 7 febbraio 2019

Voto: **1/2

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.