Magic in the Moonlight di Woody Allen: la recensione

magic-in-the-moonlight-posterNiente di eccezionale con Woody dietro la macchina da presa

Preciso, compiuto e caratterizzato da una cornice convincente e impeccabile, Magic in the Moonlight è la commedia di Woody Allen che ti aspetti. Tuttavia stavolta qualcosa non gira alla perfezione, quasi come se il regista newyorkese si fosse dedicato a questo prodotto in modo svogliato.

Wei Ling Soo è un celebre prestigiatore cinese in grado di far scomparire un elefante. Ma dietro la maschera si cela Stanley Crawford, un gentiluomo inglese sentenzioso, che accetta di smascherare una sedicente medium intenta a circuire una ricchissima famiglia americana in vacanza sulla Costa Azzurra.

Quando si è a conoscenza dell’uscita di un nuovo film di Woody Allen si possono chiudere gli occhi e immaginarlo per filo e per segno: la musica jazz in sottofondo, i titoli di testa in bianco su sfondo nero e un’eleganza generale che avvolge il film e le caratterizzazioni dei personaggi. Magic in the Moonlight sotto questi punti di vista non fa difetto. È perfettamente il film che ci si aspetta e Allen non disattende. Inoltre la pellicola va a toccare temi cari al regista (magia, divinazione, amore e scetticismo), quindi tutto appare in piena regola. Tuttavia Magic in the Moonlight è evidentemente svogliato, un film dalla confezione formalmente impeccabile, ma che non riesce a trasmettere nulla di veramente indimenticabile. È questa la principale lacuna di un prodotto che misura la magia con l’inganno e che ne pesa l’importanza per svicolare da una realtà cinica, razionale e piatta. Peccato che sia tutto un trucco e l’illusionista Colin Firth sia ben conscio di ciò che è reale e di ciò che non lo è.

Gonfio di citazioni (Dickens e Nietzsche su tutti) e curato maniacalmente nel linguaggio e nell’ambientazione (la Costa Azzurra di fine anni ‘20), Magic in the Moonlight esibisce e sottolinea la bravura di Allen nella costruzione dei caratteri e dei due attori, Colin Firth ed Emma Stone, due interpreti perfettamente inseriti nel ruolo di misantropo e istrionico razionalista (lui) e di ammaliante divinatrice (lei). Tuttavia, come già anticipato, pare che Allen non mostri grandi guizzi di creatività, infatti la tanta ostentata magia del titolo non si traduce in immagini (o scambi di idee) degne di nota. Difatti l’impressione generale è che l’autore si sia adagiato su una vicenda lieve, elegante, ma mai veramente coinvolgente. L’esercizio di stile è evidente, brillante e mai al di sopra delle righe; ciò nonostante non basta e il pubblico chiede qualcosa di più, perché ha avuto la fortuna di assaggiarlo in passato e ne vuole, fortissimamente, ancora.

Uscita al cinema: 4 dicembre 2014

Voto: **1/2

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